La piramide delle Alpi Apuane

Pizzo d'Uccello


"Si erge sublime, scosceso, isolato il Pizzo d’Uccello, che è senza contrasto la più pittoresca delle piramidi della catena, e che, quale appare da questo punto e da tutta la Lunigiana, merita il nome di Cervino Apuano".

G. Dalgas


Sentivo gli altri già svegli: Doriano dimenarsi nel sacco letto accanto a me nel tentativo di uscirvi indenne, Giacomo già in piedi e pronto ad andare in bagno, Giorgio alle prese con la macchina fotografica ricaricata durante la notte. La terza avventura consecutiva si apprestava ad inziare e noi, insaziabili vogliosi di montagna, non ne avevamo ancora abbastanza. Piano piano ripresi interamente i sensi con ancora stampato in viso il sorriso compiaciuto con il quale mi ero addormentato: le scaramuccie tra Giacomo e Giorgio della sera prima su chi avrebbe dormito sopra o sotto nel letto a castello, sul come e dove posizionare la scaletta per la salita al piano superiore, sulle eventuali alzata notturne e relativo rischio di non vedere o non prendere la scaletta ci avevano immensamente divertito e cullato dopo una magnifica giornata. Che gruppo ragazzi! pensavo tra me e me; sono convinto che avremmo continuato all’infinito il nostro vagare tra le suggestive Apuane senza alcun pericolo di annoiarci, ma la severa realtà aveva già suonato dalla sveglie impostata da Doriano il campanello d’ingresso per l’ultimo giorno del campo scuola della primavera 2015. Stefania, gestore del Rifugio Orto di Donna che sotto il Passo delle Pecore e dai suoi 1506 metri si erge a dominatore della Val Serenaia ammirandola dalla sua parte più alta, aveva preparato per noi, suoi unici ospiti in questo week end di finale Coppa Campioni (già scritto vero Doriano?! ), una ricchissima colazione. Dopo i saluti e dovuti complimenti di rito a chi ha la grande possibilità di fare della sua passione un piacevole seppur faticosissimo lavoro e che ci aveva accolto e rifocillato, buttati i pesanti zaini in spalla, più grintosi e sorridenti che mai inforchammo velocemente il sentiero 179 che partiva dallo spiazzo dinanzia noi. Il Pizzo d’Uccello e i suoi 1781 metri, nostra meta ammirata nei giorni precedenti da tutte le angolazioni, svettava nella sua ardita sagoma rocciosa piramidale davanti a noi e così sarebbe stato fino al calpestarne la vetta due ore esatte dopo, alle 10 in punto. Il suo aspetto alpino e severo non ci intimidì assolutamente e seguendo il sentiero ben marcato dal CAI iniziammo il traverso che, non facendoci mai perdere quota ci avrebbe condotto al primo pit stop, Foce di Giovo (1500 mt). Man a mano che il sentiero scorreva sotto i nostri passi ci allontanammo dal Contrario e le sue ferrate che svettano sul’Orto di Donna e l’intera Val Serenaia. Salendo e scendendo pochi metri continuamente procedemmo sue e giù a mezza costa per un altro mostro sacro delle Apuane, il Grondilice, delineato da una cresta affilata e seghettata; dall’altro lato il Pisanino e la sua emozionante Bagola Bianca non avrebbero mai smesso di farci rivivere in più puntate l’avventura del giorno precedente. Una ricca e lussureggiante faggeta con la sua ombra ci regalò una passeggiata.....In un’oretta scarsa e godendo di un’altra ottima giornata limpida di fine primavera guadagnammo senza fatica alcuna la sella della Foce di Giovo da dove potemmo ammirare da una ancora diversa angolazione l’intera Serenaia circondata a mo di antico anfiteatro dalle montagne più aguzze del gruppo: Contrario e Cavallo davano il là dall’alto della Valle al Grondilice e le sue creste da un lato e dal Pisanino e la sua Bagola Bianca dallaltro; non solo! Il meteo ci permetteva di spaziare dall’altro lato fino al mare, con La Spezia ed i suoi golfi sullo sfondo. Ragazzi che vista!!! Solo questa valeva il prezzo del biglietto. Destati, scontornate delle roccette, il buon senso ci consigliò di buttare zaini e cose superflue dietro un nascosto cespuglio e poter procedere più speditamente alla conquista degli ultimi metri fin in vetta. Arrivati al Giovetto, pochi metri sotto i 1500, il Cervino delle Apuane ci si parò innanzi in tutta la ripidità della sua vetta aguzza. I crocevia, sempre puntuali e precisi in tutto il parco, qui non indicavano la salita, ma evidenti bolli azzurri sulle rocce evidenziavano la salita in vetta. La suggestione ci consigliò di indossare i caschetti e, riposti i bastoncini, partimmo spediti; i passaggi di secondo e, in qualche punto di terzo grado, erano tutt’altro che difficili e anche l’esposizione non toccò mai punti eccessivamenti pericolosi da poter ostacolare o intimorire la nostra voglia di arrivare in cima. La vetta era come la immaginavamo non troppo ampia ma in grado di poter ospitare una decina di persone e poter regalare una magnifica ulteriore paronamica su tutta la valle da un lato e lo sfondo del mare dall’altro; unico vincolo la vista della parete nord, circa 700 metri verticali di ottima roccia, amata dagli alpini della zona per le loro direttissime ascese alla piramide delle Apuane. La discesa ci concesse di poter calpestare la cava vista due sere prima dal Rifugio Val Serenaia della signora Giovanna, che al nostro ritorno ci fece trovare un ricco banchetto a conclusione di una magnifica tre giorni di ...quelli di Aria Sottile!